La tipicità della morfologia del cavallo della Legione è recuperata da alcune linee che hanno contribuito hai meticciamenti successivi all’ingresso di Annibale nella penisola italica e fra queste gli antesignani del cavallo    murgese ed una linea antica di cavallo andaluso, antesignano del cavallo iberico. Ambedue hanno tracce di linee numidiche, equino antesignano del cavallo berbero. Il cavallo spagnolo, così come avvenuto in epoca romana, produceva arrotondamento delle forme, assotigliamento degli arti e posizionamento del baricentro in avanzamento. Ciò, in uno con la conservazione ed esaltazione delle attitudini di rusticità, robustezza (apportate per antonomasia dal berbero), versatilità e capacità di apprendimento (garantite dal cavallo italico tra le Murge ed i rilievi calabri), sono ora mantenute dalla logica allevatoriale che vede il branco allo stato brado nei pascoli del Monte Nuria per almeno 5 mesi all’anno, dopo la nascita dei puledri in primavera. L’Alta Valle del Velino è l’area dalla quale, dopo almeno due secoli dall’ingresso di Annibale, partì la resurrezione delle componenti di cavalleria della Legione per tramite di Tito Flavio Vespasiano. Ciò permette a questa linea cavallina l’identificazione con il territorio.

Quello che nell’ambito del progetto è parso più interessante e prezioso non è la singola caratteristica di una linea o dell’altra, ma il mix che si è generato e che è indubbiamente la base della straordinaria ricchezza che da qui ha caratterizzato tutto il mondo equino occidentale per i successivi due millenni, perlomeno in tutto il continente americano e in tutto quello europeo. Basti pensare che solo una piccola immissione di sangue arabo riveniente dalle crociate generò quel fenomeno irripetibile che fu il Corsiero Napolitano.
L’adattabilità è garantita da un alto tasso di rusticità che si accompagna con l’appoggio sicuro e la muscolosità che è proporzionata alla struttura scheletrica.
Il complesso dei caratteri produce attitudini preziose in termini di versatilità, disponibilità dell’equide, coraggio e compostezza dell’atteggiamento e della risposta agli impulsi.

L’iniziativa del Corsiero Europeo seleziona le caratteristiche morfologiche e attitudinali di una linea cavallina antica ma di versatile e moderna utilizzazione in uno con l’economicità della sua gestione , ormai rara nel mondo del cavallo divenuto sport solo delle classi sociali più abbienti. La ricerca della prestazione sempre più spinta ha  quindi fatto si che la versatilità non fosse più ricercata quale requisito e, fatalmente, il cavallo monodisciplinare finisce per divenire un equide delicato e quindi certamente non economico nella sua gestione.

I caratteri morfologici ricercati sono quelli di un cavallo mesomorfo più snello di un classico murgese, per garantirgli maggiore versatilità del suo uso, con forme più rotonde rispetto a quelle, compatto ma più alto al garrese di un andaluso, con un pastorale non eccessivo che riduce il logoramento dei tendini ma con uno sbraccio ampio della spalla che esalta la dinamicità, con uno zoccolo intermedio  e nero quale segno di forza che richieda una relativa ferratura, con appoggio sicuro, rustico nell’alimentazione e tendenzialmente esente da patologie del fettone e gastrointestinali, versatile, sollecitabile alla prestazione, ma portato alla fatica ed affidabile, generoso e leale con l’uomo che riesce a meglio accettare perchè più forte e di conseguenza meno preda. Infatti, la ricerca di un certo tipo di equilibrio morfologico non è fine a se stessa nè ha un obiettivo nella ricerca della prestazione fisica che è stata sempre preferita nel rapporto tra uomo e cavallo rispetto alla prestazione intelletiva. Nel nostro ragionamento la priorità è quella inversa : l’equilibrio psicomotorio è la condizione di una fortezza psicologica che permette una prestazione intelletiva, la quale, a sua volta, è l’unica capacità che al cavallo permette di ottimizzare tutte le sue altre capacità. Quello è il bene più prezioso da tutelare e coltivare, anche perchè la morfologia è certamente modificabile in due/tre generazioni di una linea cavallina, mentre le attitudini si consolidano nei secoli e l’intelleto nelle ere ! E’ quindi forse anche per questo approccio vigliacco dell’uomo che si è data più attenzione a quello che gli umani possono apprezzare nell’arco di una loro vita media, e cioè la modifica morfologica, piuttosto che l’evoluzione psicomotoria e intelletiva, cosa di cui un uomo non potrebbe essere egoisticamente testimone, ma dovrebbe accettare e accontentarsi di aver solo operato utilmente nel senso.

Le proporzioni fra le lunghezze e le masse sono particolarmente ricercate al fine di addivenire all’omogeneità del complesso cavallino, nella considerazione che la evoluzione naturale del cavallo non può aver creato sproporzioni fra la lunghezza degli arti ed il tronco o tra la testa ed il complesso di spalla e collo oppure tra l’anteriore ed il posteriore. Le sproporzioni evidenti in alcune linee sono state chiaramente e volontariamente prodotte dall’attività allevatoriale condotta dall’uomo, al fine di ottenere una tendenza ad alcune prestazioni piuttosto che altre. In sostanza, è stato l’uomo a ricercare lo squilibrio fisico di alcune linee cavalline, alla ricerca dell’eccellenza in alcune particolari prestazioni (quali il salto, la velocità, il traino pesante o altri movimenti troppo specifici) nell’assurda pretesa, o nella noncuranza, che l’aspetto psicologico e mentale dell’animale non ne dovesse risentire, sensibile ma non ombroso, rispondente agli impulsi ma sereno. L’omogeneità delle proporzioni fra lunghezze e masse,  in funzione delle dinamicità espresse dall’animale-cavallo è il complesso armonico e naturale che consente la migliore espressione psicofisica, cioè IL MOVIMENTO più appagante per l’animale e DI CONSEGUENZA il suo PENSIERO più evoluto, sospinto dal carburante delle endorfine che nell’enorme prateria della sensibilità equina può costituire un accelleratore forte della psicologia evolutiva.

Ciò nella considerazione che il complesso armonico delle proporzioni ed il giusto rapporto fra lunghezze e masse (in sostanza, l’EVOLUZIONE NATURALE DEL CAVALLO in libertà) è la condizione per il migliore adattamento dei movimenti all’ambiente ed agli impulsi esterni, cosa che consente anche il migliore sviluppo mentale, aiutato dall’assenza di squilibri.

E’ però purtroppo chiaro che le evoluzioni psicomotorie ed intelletive auspicate hanno una dinamica temporale tanto dilatata quanto delicata. In tale senso, il Progetto del Corsiero Europeo ha consapevolmente accettato tale fisiologia ricercando quelle azioni possibili che possano incontrare e facilitare il processo positivo.