Logo Progetto Corsiero Europeo

CAVALLO LEGIONARIO ROMANO:
nel logo il lavoro ed il movimento

Un pomeriggio di tanti anni fa un vecchio istruttore militare di equitazione, di una generazione ormai estinta, mise in riga un bel numero di giovani ufficiali che formavano la ripresa di quel giorno e fece entrare sul campo di lavoro un solo cavallo senza sella. Dopo un momento di stupore i giovani ufficiali si divisero fra coloro che sorridevano con sufficenza, coloro che delusi avevano capito che non si sarebbe montato e coloro che si mostravano da subito insofferenti a qualsiasi tipo di illustrazione sarebbe stata fatta.

Il Sottufficiale istruttore esordì indicando il cavallo : “Signori Ufficiali, vi vorrei presentare un equide, esso è dotato di 4 zampe, una testa al termine di un collo pronunciato sul davanti di un tronco più o meno lungo che dall’altra parte termina con una coda”.

L’ilarità serpeggiò per i primi minuti di illustrazione, ma ben presto i supposti cavalieri si resero conto che la loro conoscenza della cavalcatura, che spesso avevano montato, era sin lì rimasta a livelli imbarazzanti.

Troppi, anche in ambienti suppostamente evoluti, lavorano solo SUL cavallo e non CON esso, rimanendo limitati ad una lista di operazioni tramandate dalle più svariate dottrine che mai abbastanza sono criticamente illustrate e comprese …spesso i cavalieri non lavorano a terra, non osservano, non ammansiscono e non si affratellano.

Partiamo dicendo che l’obiettivo del lavoro CON il cavallo è funzione della sua morfologia e frutto di un’attenta osservazione della sua dinamica, dalla quale dobbiamo DAVVERO comprendere quanto va ricercato PER MEZZO del lavoro adeguato per modalità e quantità. Fu quella una delle lezioni più importanti mai avute da quegli Ufficiali.

Nel logo abbiamo cercato di rappresentare la logica del lavoro che è figlia della morfologia e dei vari movimenti della dinamica del cavallo.

Sintetizziamo dicendo che il cavallo a riposo disegna due archi : il primo va dagli appoggi anteriori a quelli posteriori, mentre il secondo va dagli appoggi anteriori alla punta del naso …e li troviamo disegnati nel Logo del Progetto sulla figura del cavallo a riposo ma in attenzione.

L’altra immagine che si sovrappone è quella di un cavallo nella sua espressione più dinamica, il galoppo, ove tutto l’equide si racchiude in un cerchio, più o meno perfetto o leggermente ellittico, in funzione della lunghezza del tronco dell’esemplare e ancor più da quanto questo è raccolto e riunito (il che dice dello strettissimo rapporto fra morfologia, movimeno e lavoro).

Attraverso il lavoro giusto che porta al cavallo raccolto e riunito i due archi dovrebbero idealmente trasformarsi nel cerchio e la quantità di riunione è data dalla diminuzione delle distanze fra gli estremi dei due archi.

Va sottolineato in modo importante, ma chiunque può comprenderlo, che la riduzione di tali distanze passa per una necessaria distensione di diversi gruppi muscolari del cavallo, il che rappresenta uno degli obiettivi più consistenti del lavoro con il cavallo.

Vi è un’altro concetto strettamente connesso con quello precedentemente espresso e che ne rappresenta il completamento. Il baricentro del cavallo, che normalmente si situa a riposo appena dietro la spalla, dovrebbe essere conservato nella stessa virtuosa posizione in ogni fase dinamica ed il cavaliere, con la sua posizione e postura, dovrebbe aiutare acchè questo avvenga e non già procurare  lo spostamento di questo fondamentale punto di manovra di forze, le quali servono tutte per il buon movimento e non andrebbero impiegate per semplicemente tenersi in piedi.

Il soddisfacimento corretto di questa necessità si trasforma nel conseguimento degli equilibri..quello del cavallo, quello del cavaliere e quello del binomio nel suo insieme, in ogni fase dinamica. Gli equilibri sono graficamente rappresentati nel logo dalla bilancia che sormonta e si poggia sul baricentro.

Si vuol chiudere questo articolo ribadendo quanto detto anche in altri articoli, ma mai abbastanza, e cioè che un cavallo equilibrato, nella mente e nel corpo, è un essere vivente che non disperde energie psicofisiche nella banale necessità di tenersi in piedi e quindi pone le condizioni anche per una evoluzione della specie.

Storia

Cavallo Legionario

La presenza del cavallo nella zona risale ad epoca pre-romana, ma la prima grande evoluzione di tale presenza si ha con le guerre puniche ed i conseguenti meticciamenti con equidi importati da Annibale.

Morfologia

La tipicità della morfologia del cavallo della Legione è recuperata da alcune linee che hanno contribuito hai meticciamenti successivi all’ingresso di Annibale nella penisola italica e fra queste gli antesignani del cavallo murgese..

RICERCA DELLA MORFOLOGIA DEL LEGIONARIO

Obiettivi

Le preziose attitudini, frutto dell’evoluzione naturale dei principali apporti genetici considerati (cavalli italici meridionali, progenitori del murgese, del berbero e dell’andaluso che poco afflitti da una destabilizzante opera di selezione dell’uomo , hanno progredito in natura nel corso dei secoli) nel rigore della politica allevatoriale e nell’ambiente naturale dell’Alta Valle del Velino, esaltano l’affidabilità e la capacità d’apprendimento del “cavallo per tutti”….

Il lavoro nei campi, gli attacchi, il turismo equestre ed i trekking di lunga durata non escludono l’uso sportivo di questa linea che si adatta al dressage, come al completo ed agli ostacoli,certosufficentemente per gli amatori, ma probabilmente anche per altri .

Le indubbiamente insufficenti risorse economiche di un allevamento non professionalizzato, non hanno ancora permesso un completo, preciso ed avanzato riscontro delle potenzialità nelle prestazioni di questi cavalli, pur avendole intraviste in diverse circostanze. Abbiamo riscontri indiretti, allevatoriali e sportivi, da alcuni cavalli usciti dalla nostra iniziativa, i quali confortano ….in attesa e nella speranza di poter prima o poi avviare da noi una preparazione avanzata.

Le attitudini variegate, oltre alla morfologia omogenea nel suo complesso, rendono questo cavallo un potenziale  miglioratore rispetto a molte linee di più specifico utilizzo ma generalmente connotate da sproporzioni, fragilità e relativa ricchezza di sangue.  Questa carenza affligge oramai gli allevatori che hanno operato per decenni finalizzando la selezione alle singole e specifiche prestazioni ovvero al consumo alimentare. In ciò infatti si è troppo a lungo dimenticata la naturale dinamica del cavallo in libertà ed il suo equilibrio psicofisico. Le conseguenze sono state l’ombrosità, l’afflizione tendinea, la ridotta vita utile in efficenza, il fettone tenero, le frequenti patologie intestinali con esito letale e la scarsa adattabilità ad impulsi ed impieghi diversi. Il miglioramento con questa linea recupera per qualsiasi altra linea l’elemento apprendimento/rusticità/adattabilità e l’equilibrio morfo/psicologico.

La robustezza e l’equilibrio fisico hanno un indubbio e analogico corrispettivo nel carattere che si presenta forte ed equilibrato e, quindi, disponibile. Diventa di conseguenza possibile esercitare su tale equide un veriegato ed armonico complesso di impulsi che, per diverse utilizzazioni, poggiando su capacità motorie duttili ed estensibili, possono far ipotizzare i più variegati impieghi.

Il branco ha cambiato più volte ambiente per mai meno di due anni interi, contribuendo a produrre, talvolta in condizioni ambientali opposte, una capacità di risposta accellerata di adattamento all’ambiente. La discreta permanenza dei medesimi soggetti nel branco (specialmente le femmine dominanti e mai i maschi per i primi 10 anni di riproduzione) ha consentito, con il procedimento per imitazione e per la permanenza di una gerarchia consolidata e con ruoli i che si andavano specializzando, una risposta sempre più facile di adattamento e comprensione degli impulsi d’ambiente.

E qui si deve una precisazione circa i presunti “metodi naturali” ed in genere circa l’incidenza dell’azione dell’uomo sul miglioramento o peggioramento della specie. Sono infatti proprio gli impulsi d’ambiente, ai quali il cavallo dà una riposta “naturale” a consolidarsi nelle attitudini del singolo, poi del branco ed infine della specie. La presunzione umana di ritenere praticabile un’opera di sostituzione alla natura ed il mancato rispetto dei suoi tempi spesso ha generato disastri, anche nel mondo del cavallo. Con ciò non vogliamo assumere posizioni estremiste e non considerare l’azione dell’uomo come un fattore dell’evoluzione! L’uomo può porre delle condizioni utili ma ciò deve necessariamente avvenire nel rispetto di tempi e modi che siano conciliabili con la fisiologia e non già in costante aggressionedi questa …magari perchè il mercato del profitto non attende più di tanto.  Vi è un tempo fisiologico di adattamento all’impulso, un tempo di consolidamento ed un tempo di trasmissione nel patrimonio comportamentale dei simili.

Di questo il Progetto Corsiero Europeo fa uno dei suoi obiettivi tanto allevatoriali quanto di divulgazione.

Non bisogna però confondere la capacità d’adattamento con la ridotta sensibilità e capacità di risposta del cavallo scuderizzato da generazioni. Mentre la prima è indubbiamente una capacità, la seconda è purtroppo una assenza di capacità. La differenza è infatti evidente all’utilizzatore dell’equide, nella misura in cui si è ripetutamente riscontrata l’opportunità di facilitare e condividere con il cavallo capace il cambiamento da parte del cavaliere o allevatore, pena una risposta di concreto carattere in opposizione. Il cavallo con capacità di adattamento consolidate ha un carattere forte che va rispettato e portato all’utilità del suo utilizzatore, mentre un cavallo poco adattabile, quale che sia la ragione, è un animale ombroso perchè vede il cambiamento, compreso colui che lo procura, come una minaccia alla sua condizione e quindi è determinato alla conservazione dello statu quo. All’eccesso opposto abbiamo il cavallo che accetta molto non perchè è adattabile, ma poichè fondamentalmente è privo di carattere proprio, fortemente desensibilizzato, apparentemente docile: questo cavallo fornirà risposte sempre inferiori alle sue potenzialità e l’opposizione ad un impulso o cambiamento può avvenire anche inaspettatamente…per la più pericolosa delle paure del cavallo…la paura di non si sa che cosa!

L’iniziativa del Corsiero Europeo, quindi, in funzione dell’uso variegato che si propone, ricerca un carattere forte ma disponibile, coraggioso ma consapevole, adattabile ma sensibile: il cavallo della Legione Romana integra maggiormente la grandiosità della romanità nel suo dato essenziale che è costituito dal suo “Temperamento”. Talvolta si è riscontrato in qualche esemplare la tendenza a proteggere il proprio leader-uomo, anche con atteggiamenti proattivi, rispetto ad una minaccia. Tale ruolo era esercitato nel branco ed i cavalli lo hanno esteso all’uomo-amico. Questo complesso potenzialmente foriero di grande e produttiva  comunicazione, può portare a rare soddisfazioni e soddisfacenti risultati  in un ampio spettro di possibili campi di utilizzazione.

A riprova del dato caratteriale descritto, gli esemplari di questa linea, come tutti gli equidi, ma in misura decisamente significativa, si oppongono ad una doma impositiva, mentre offrono un sorprendente livello di “affidamento” al leader, tanto cavallo quanto uomo, quando avvicinati e richiesti con educazione e rispetto. Anche quando al pascolo montano e brado da mesi, offrono approccio sincero e generoso all’amico che riconoscono, affidandosi persino nella valutazione dell’eventuale minaccia. In questo senso confortano anche tentativi fatti con più di un esemplare nell’ammansimento tardivo (oltre i tre anni e talvolta oltre i cinque) che ha comunque fornito confortanti riscontri circa la disponibilità media di questo equide.

La ricerca degli standard morfologici e attitudinali è sempre permeata da un’idea guida che è quella della ricostruzione della duttilità del cavallo della Legione Romana. In questo senso la dinamica delle proporzioni, del rapporto tra le masse e le lunghezze, il comportamento versatile costituisce il ritorno ad una condizione di naturalità dell’espressione equina che nel corso dei secoli è stata sbilanciata in più direzioni dal tentativo di ottenere eccellenze nelle varie e diverse performance sportive, agonistiche, alimentari e comportamentali. E’ facilmente comprensibile il fatto che un equino omogeneo ed equilibrato è la condizione fisica essenziale per un equide psicologicamente evoluto: l’evoluzione mentale dell’intelligenza animale è infatti un obiettivo derivato ma non certamente residuale nella progettualità di questa iniziativa.

… ma della relazione fra morfologia ed intelletto animale si tenterà di trattare anche oltre.

Nuovi arrivi

Allevare cavalli è sicuramente faticoso, ma la vita a volte ti regala emozioni forti ed indescrivibili ….

 

 

Cavalli in vendita

Stallone in vendita

Causa numero eccessivo di maschi siamo costretti a vendere un bel cavallo intero di 6 anni (qui foto a tre anni) . Linea paterna è quella di Nerone delle Murge mentre quella materna è di Iurlano del capostipite Araldo delle Murge.

Contattaci

Contatti

Per qualsiasi informazione non esitare a contattarci.

CONTATTI