L’allevamento dei cavalli è attività di complicata sostenibilità economica, specialmente se la pratica non ha un già consolidato sbocco nel mondo sportivo ad alto livello. In tal senso, per rendere l’dea in tutta la sua cruda realtà, mio padre spesso narra un’aneddoto, non si sa bene se fra realtà e leggenda che dice : il proprietario del mitico cavallo Ribot, nel ritirare il premio relativo alla sua seconda vittoria nel Prix de l’Arc de Triomphe, pare si sia rivolto verso il cavallo campione dei campioni dicendo … “Adesso siamo pari !”. Certamente ci sono modi diversi di allevare cavalli, ma non è certo eliminabile una costante verifica della dimensione economica di questo tipo di impresa. In questo aneddoto sta il senso della profonda passione che deve animare la logica di un progetto allevatoriale nel mondo dei cavalli ed il limite che molti appassionati, anche quando sorretti da buone idee e da capacità, trovano nello sviluppo dell’impresa. Ricordo vacanze non fatte a causa del fieno per i cavalli ed ho sentito, nei miei 29 anni di vita, molte più persone dire “…per cui ho dovuto smettere i cavalli “ , di quelle che ho sentito dire “ho comprato dei cavalli” .

La nostra famiglia, da sempre amante e praticante (quando era possibile) comincia ad essere proprietaria di due cavalle negli anni ’90 del secolo scorso quando ad una domanda di mio padre che doveva farsi perdonare l’ennesimo periodo di assenza da casa, io che parlavo da poco, rispondo “Voglio uno IACCOLO!” (il mio termine per indicare il cavallo) e mia sorella, notando intelligentemente  l’imbarazzo di mio padre, sbaragliò dicendo “Anche io !”. Avevamo pochi anni prima scoperto le vere attitudini dei Murgesi, aldilà di molti falsi luoghi comuni …e quindi cercammo le figlie dei due migliori razzatori di quegli anni : Ulisse ed Everest ! Abbiamo sostenuto i cavalli nel tempo e, nonostante le difficoltà economiche dell’impresa,  grazie al sostegno di carissimi amici, abbiamo nel tempo realizzato il Branco che ha conosciuto, per necessità, diversi trasferimenti fino alla sua attuale collocazione a ridosso dei luoghi natii dell’Imperatore Tito Flavio Vespasiano, primo Principe dell’Ordine Equestre della Legione Romana.

Purtroppo, la perdurante crisi economica e le oggettivamente misere prospettive nel settore (complice anche una normativa miope per ciò che riguarda il riconoscimento della biodiversità animale, specie per le razze perdute!), ci hanno costretto ad un bivio : abbandonare il sogno del Cavallo della Legione Romana vendendo i nostri amici, oppure concentrare le risorse e le energie familiari in una impresa diversificata che, sostanzialmente, potesse trovare il sostentamento al sogno da altre attività nell’ambito della stessa azienda. Non volevo finisse in nulla il ricordo del recupero dei cavalli difficili che mio padre mi affidava in montagna, ancora bambina, la grande passione di mia madre che ancora si commuove al ricordo del suo primo cavallo o l’immagine di mia sorella che nel campo di lavoro del Reggimento ove montavamo risaliva, fra le zampe dei cavalli della ripresa, caparbiamente in sella dopo ogni caduta, senza esitare! Quando abbiamo venduto dei nostri esemplari in Italia e Germania, i quali stavano ben figurando tanto nella disciplina degli Attachi quanto in quella del Dressage,…beh…non ho resistito alla tentazione di provare a …provarci !  Ci siamo quindi convinti a non abbandonare il sogno ed ho realizzato un’azienda agricola che potesse avere un progetto di sostenibilità economica, di cui i cavalli ne fossero una parte ed un obiettivo.

SPERIAMO BENE !!

Lavinia POMPEI
Amministratore Unico